SKYROCKET, recensione di Nebbioso

Fantaproduzione nostrana
di Enrico Martini

SKYROCKET 1
Autore: Flavia Mormile (testi e disegni)
Formato: 32 pagine, b/n, spillato, 17x25, 3,50 €
Editore: Autoproduzione

Si comincia a parlare prepotentemente di Lucca Comics 2015 che ancora stiamo smaltendo il carico di acquisti del 2014. Ecco quindi dalla Self Area un'autoproduzione in collaborazione con Manfont, realtà che ha presentato titoli di notevole interesse come Esso, Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini e Magnifico: stiamo parlando di Skyrocket, scritto e disegnato da Flavia Mormile.

Il volume è uno spillato di 32 pagine in bianco e nero su cui spicca una cover a colori di notevole impatto visivo, molto probabilmente principale "responsabile" della vendita di molti volumi di Skyrocket nel marasma della manifestazione toscana.

Siamo in un futuro in cui le forme di propulsione alternative stanno venendo incontro ai fabbisogni della popolazione terrestre. In questo mondo ipertecnologico si muovono i Riders, piloti di  macchine tanto rivoluzionarie quanto di limitato impiego, avendo la possibilità di spostarsi solo in determinate condizioni. Prime City, la capitale della Terra, la città dove abita Kidan, la nostra protagonista, è una di queste metropoli fortunate, tanto che vi sorge una Accademia di Pilotaggio Riders. 
Flavia Mormile è molto brava a introdurre un mondo complesso come quello fantascientifico e lo fa sfruttando la radio della città, che intervista un rider e spiega i problemi della categoria. Subito dopo scopriamo Kidan, il suo essere incredibilmente trash ma con classe, il suo talento nella sincronizzazione col suo axis e, infine, il suo sogno di costruirsi un engine rider tutto suo. Banie, sua amica e padrona di un'officina, le affida quello che pare un catorcio e...

Questo primo numero è poco più che un'introduzione e le pagine di fumetto reale sono poco più di venti. Il disegno è originale, pulito e ben curato e trova il suo punto di forza negli scenari cyberpunk e nelle ambientazioni molto curate, ma perde un po' in quanto, probabilmente il fumetto era stato pensato a colori. Il bianco è quindi molto presente e i disegni tendono ad apparire "schiacciati" in questo riverbero candido. Una colorazione, come quella preannunciata nella cover avrebbe dato completezza a questo già buon fumetto: chissà che la collaborazione con Manfont non possa dare questa spinta in più.

Punti a favore: la raccolta di sketch finali, che aiuta ad approfondire rapporti e personaggi, le cui individualità emergono dalla grande espressività che li fanno quasi uscire dalla tavola.
Punti a sfavore: qualche refuso qua e là, comunque nulla di ingombrante.

Nel complesso un buon lavoro che suggerisce rimandi altisonanti come il Masamune Shirow in Orion, per esempio. "La storia è appena cominciata", come dice alla fine dell'albo Duckie, nome di battaglia dell'autrice e, viste le premesse, c'è di che essere fiduciosi. Fortemente onsigliato agli amanti della fantascienza alla Nathan Never quanto dei manga come Air Gear.

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