Ecco fresca fresca per voi l'ultima recensione di Luca Cremonesi.. buona lettura!
SANCTUARY
"Negli scatoloni straordinari delle librerie dell’usato si trovano spesso perle: quindi, se vi capita di entrare in questi templi sacri, mai lasciarne uno privo di un vostro sguardo. Ed ecco, come per magia, una seria Manga completa, 12 numeri, tenuti bene (altro miracolo), editi al tempo dalla Star Comics (una garanzia, per anni, in fatto di Manga). Il tratto dei disegni, a prima vista, lascia desiderare: vecchio, per sintetizzare, datato, ricorda i Diabolik degli anni ’70, ma è un poco più dark, meno dettagliato e anche decisamente più kitsch. Eppure mi ricorda qualcosa e così via di ricerca internet alla veloce: Sanctuary di Sho Fumimura e Ryoichi Ikegami, considerato fra le migliori serie Manga di sempre e, soprattutto, la prima pietra miliare del cambiamento, il primo Manga cioè che ne trasforma il genere e lo fa crescere ed evolvere. Pubblicato fra il 1990 e il 1995 ebbe un successo enorme in Giappone. L’autore, Sho Fumimura, ha sceneggiato Ken il guerriero e ha una lista di Manga al suo attivo incredibile, insomma, è una vera star, anzi, uno dei grandi maestri del Manga che ne ha fatto la storia. Il fumetto uscì in Italia all’inizio degli anni ’90, praticamente in contemporanea con il Giappone, ma non ebbe da noi il successo che gli stava decretando il paese del Sol Levante. In Italia il Manga è stato inizialmente pubblicato dalla Granata Press fra il 1992 e il 1993 nella rivista “Zero Nippon Comix”, venendo però interrotto prima del termine della serie. Verrà poi ristampato integralmente dalla Star Comics nel 2000 all'interno della collana Point Break (e potete trovare questa edizione su e bay, a prezzi accettabili, oppure nelle fumetterie più fornite).
La storia è semplice: mafia giapponese (Yakuza) e politica, due topos narrativi fra i più abusati nella narrazione nipponica. I due protagonisti, Asami e Hojo, sono rispettivamente un giovane politico in ascesa e un giovane yakuza in carriera. Asami e Hojo dopo essere scampati alla guerra civile in Cambogia e aver fatto ritorno al loro paese d’origine hanno preso la decisione di cambiare e rinnovare il Giappone. Tale obiettivo è il loro “Santuario” e per riuscire a raggiungerlo intraprendono due carriere opposte, ma parallele: Hojo entra nella yakuza, mentre Asami cerca di far strada in politica. Quello che, all’apparenza, sembra un Manga banale di ambientazione mafiosa che ricorda, in parte, molti film di serie B, ma anche il capolavoro Brother di Kitano, in realtà è una storia attuale, ma soprattutto lungimirante in molti passaggi e, a tutti gli effetti, un ottimo saggio romanzato di lettura della Globalizzazione che, in quegli anni, stava muovendo i primi passi. Attenzione, non è un fumetto politico, non ha slogan da lanciare e neppure visione del mondo da promuovere, è una storia molto realistica che descrive quello che era il mondo di allora, non solo il Giappone dunque, e che oggi può tranquillamente adattarsi a quello che l’Europa è diventata. Non è un saggio critico dunque, ma una storia che codifica quello che stava succedendo e che, puntualmente, è successo nel corso degli anni ’90.
Il primo grande tema di Sanctuary è lo scontro generazionale fra vecchia classe e nuova classe dirigente, quella cioè che si forma negli anni ’80, i meravigliosi anni dove nacque la modernità sotto forma di edonismo reganiano e individualismo yuppie. Mentre noi eravamo ingabbiati fra Drive In e Jerry Calà in Giappone e negli U.S.A nasceva una nuova classe dirigente che voleva emergere e lasciarsi alle spalle anni di lotte politiche violente che, di fatto, sembravano aver fallito su tutti i fronti. I giovani rampanti americani e giapponesi sognavano un altro futuro da quello degli anni ‘70 e lo volevano realizzare: il 2000 era la meta, l’obiettivo finale che avrebbe dovuto portare modernità, novità e stile di vita finalmente diverso, rinnovato. La critica, in sostanza, era la stessa che i giovani degli anni ’70 avevano fatto esplodere contro i padri, ma negli anni ’80 i metodi (e le finalità, ma ne riparleremo più avanti) erano ben diversi: non più le piazze e la musica (ed altro ancora), ma la cravatta, l’orologio sul polsino, la bella macchina, la new economy e il cinismo (e poco, poco davvero, altro). Era l’epoca di Wall Street e dell’affascinante Gordon Gekko dell’omonimo film (sappiamo, ora, dopo l’uscita del sequel la fine che ha fatto…), l’epoca in cui il denaro non dormiva mai, appunto… L’etica di Sanctuary è questa, come d’altronde la cornice, il contesto. La spregiudicatezza di questi due giovani è interessante anche perché è rivolta contro la Gerarchia dei vecchi padri, rappresentata da un anziano leader politico che non vuole mollare il potere, e contro l’ordine costituito da questi ultimi, visto come un enorme dinosauro ormai adagiato nella sua tana.
Fin qui tutto bene, se non fosse che l’operazione di critica passa attraverso un inscindibile legame fra mafia (malavita organizzata) e affari. Oggi è pane quotidiano, allora, forse, era cosa meno nota, tutt’al più trama buona per film americani e giapponesi, o per i romanzi di Mario Puzo. Si scopre che la nuova economia che sta nascendo, e che è diretta erede di quanto ricostruito e rinato dopo la Seconda Guerra Mondiale, è frutto di un legame inscindibile, quanto necessario, fra potere politico e malavita. Le ingenti somme di denaro versate dai governi vincitori (gli U.S.A. e gli alleati) per far rinascere le economie di cui avevano bisogno per continuare a far progredire le loro (arricchitesi dalla Seconda Guerra Mondiale), dovevano in qualche modo tornare in patria, senza il dazio delle tasse. Un movimento finanziario, insomma, camuffato da aiuto umanitario, che è la grande bolla economica che sorregge l’economia mondiale almeno fino all’attuale crisi iniziata nel 2009. Per far politica, infatti, servono ingenti risorse, molti denari, e solo la malavita è in grado di garantirli senza il rischio di lasciarli andare a “fondo perduto”. È significativo un capitolo dove il solito commissario di polizia sfigato si lamenta e grida in faccia al boss yakuza: “Come mai la gente onesta come me non ha soldi per vestirsi bene, mentre la gente come lei ha soldi per abiti meravigliosi, per macchine splendide e per donne che vogliono sempre essere scopate?”. Inutili i commenti, lo so, eppure se pensiamo agli anni in cui Sanctuary esce in Italia (1992 – 1995), alla forma di potere che stava crollando e a quella che stava nascendo, bhe, è facile intuire come mai questo Manga non ebbe il successo che oggi – se si vince lo scolio del disegno – avrebbe sicuramente. Insomma, a leggere Sanctuary Gomorra appare quasi banale (non me ne voglia Saviano, che gode della mia stima professionale e umana), ma questo è il prezzo che paga il fumetto in Italia: essere sempre considerato prodotto culturale di serie B.
Altro tema davvero ben sviscerato e, per certi versi, anticipato nelle sue caratteristiche principali è, come si diceva, quello della Globalizzazione. La strategia dei due giovani per il rinnovamento del paese è semplice (se letta oggi, con i nostri occhi quindi, e cioè con 20 anni di globalizzazione, di mondializzazione e di egemonia di liberismo made in U.S.A. alle spalle): trasformare la mafia yakuza in una struttura legale di potere e, quindi, fare dei suoi valori – rispetto, onore, parola data, fedeltà – i binari della nuova società e, soprattutto, dell’agire sociale, ma anche dell’economia. A questo si aggiunga il secondo tema - sembra che stia scherzando lo so, ma tutto questo si trova in un fumetto di inizio anni ’90 - da un punto di vista politico, infatti, la strategia dei due giovani consiste nell’aprire il mercato nazionale a capitali esterni e nell’aprire il mondo del lavoro alla manovalanza straniera, questo perché, sono parole di Asami quando deve convincere altri giovani politici a seguirlo, solo così – e cioè inflazionando il mercato del lavoro nazionale – sarà possibile spingere i giovani giapponesi alla precarietà e, dunque, al necessario sviluppo della fantasia per non ritrovarsi senza lavoro. Questi giovani dunque, prosegue Asami, spaventati dall’assenza di lavoro e di futuro, si rifugeranno in valori tradizionali vecchia maniera di cui il nuovo Giappone ha tanto bisogno. Vecchi valori, dunque, che vanno rinnovati senza essere traditi: ecco la differenza fra i giovani rivoluzionari anni ’70 e i giovani rampanti anni ’80, un tradizionalismo che va preservato contro una vera volontà di rinnovamento che, purtroppo, era ormai fallita. Sembra uno scherzo, lo so, ma credetemi che tutto questo è la trama principale di Sanctuary, e cioè l’ascesa politica di Asami in seno alla vecchia politica tradizionale del Partito Liberale, forza maggioritaria in Giappone, ma anche la spinta che muove Hojo a voler cambiare la struttura della Yakuza, la quale deve – afferma il bosso – vivere alla luce del sole, fra le persone, nel mondo normale ed essere rispettata come ogni altra attività. Il tutto si sviluppa con un intreccio narrativo davvero accattivante e coinvolgente, degno dei migliori mafia thriller di questi ultimi anni. Una trama così articolata e complessa l’ho ritrovata solo in Death Note. I due filoni della storia, la vicenda politica di Asami e l’ascesa nella Yakuza di Hojo, proseguono parallelamente fino a quando, ed era inevitabile, viene scoperto il loro legame e il loro piano viene alla luce. Sarà il vecchio leader politico, l’antagonista di entrambi, che scoprirà tale legame e il finale è un crescendo che credo sia giusto lasciarvi scoprire negli ultimi due albi, davvero molto interessanti che vi inchioderanno alla poltrona (o dove siete soliti leggere i fumetti).
Oggi - è cosa nota a tutti - il Manga è un genere letterario specifico all’interno del mondo variegato dei comics, proprio come accade per la Graphic Novel. Sanctuary ha il pregio di essere stato uno dei primi prodotto culturali a decretare la svolta e ad aprire la strada a questo genere particolare di letteratura per immagini. Non credo verrà mai ristampato per via dei disegni, ed è un peccato. Non resta che scavare negli scatoloni dell’usato o fra le inserzioni di ebay. Buona fortuna…"