Recensione: Birdman

di Federico Chiavegato




Birdman è un film strano e bellissimo. Parte in maniera inaspettata e prosegue cervellotico, ininterrotto e brillante: impossibile distogliere l'attenzione.
La trama l'avrete letta ovunque, ma mi piace sintetizzare: le giornate di un attore in declino, che in passato ha interpretato solo un famoso supereroe (ehi), e che cerca di portare un mattone intellettuale a teatro, per rilanciarsi, tra crisi personali, personaggi assurdi, dialoghi infiammati e tanta, tanta confusione: noi siamo nella sua testa. Tutto viaggia tra la verosimiltà e l'assurdità del mondo dello spettacolo (come se non bastasse), mischiate agli evidenti problemi psichici e alla fervida fantasia del povero protagonista. Si sente uno sfigato, è uno sfigato, mentre il vero supereroe che è in lui è un duro e cerca di uscire in ogni momento. Ha la fobia di essere sottovalutato e dimenticato (ed è così) e confonde i rapporti personali con la fama e l'ammirazione, cerca di mandare avanti lo spettacolo e tutto sembra remargli contro. Noi vediamo tutto, assistiamo ad ogni momento, compresi quelli che non esistono. Questi passaggi e questi stati d'animo sono tutti ben evidenti da ogni elemento del film, a cominciare dai dialoghi di una sceneggiatura che è perfetta. Il film inoltre è (con qualche trucco) un lunghissimo piano sequenza e non mancano diversi effetti speciali a riprodurre le fantasie assurde del povero attore (comprese alcune scene che potrebbero richiamare la nostra passione fumettistica, in fondo tutto parte da un supereroe!).
La regia e la scrittura sono perfette. Il cast è: un confuso ed intenso Michael Keaton, Edward Norton fantastico ed energico comprimario, e poi Emma Stone, Zach Galifianakis e Naomi Watts a completare con bravura e ottimo tempismo nelle scene.
Straconsigliato, e personalmente spero di vederlo vincitore ai prossimi Oscar!

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